L’attaccamento sicuro-guadagnato: perché un’infanzia avversa non è un destino ineluttabile

Come fanno gli adulti con una storia di attaccamento insicuro a raggiungere un attaccamento sicuro-guadagnato? Quali condizioni lo rendono possibile?

Cos’è l’attaccamento sicuro-guadagnato?

Con l’espressione “attaccamento sicuro-guadagnato” (Earned Secure Attachment), la letteratura fa riferimento al processo attraverso cui una persona che ha sviluppato in infanzia un attaccamento insicuro riesce, in un’epoca successiva della vita, ad acquisire un nuovo senso di sicurezza (Hesse, 2008; Main et al., 2008; Saunders et al., 2011).

Ma come fanno realmente gli adulti con una storia di attaccamento insicuro a “guadagnare” sicurezza interiore? Quali specifiche condizioni rendono possibile questo processo?

Lo studio di Dansby Olufowote e colleghi (2020) ha lo scopo di colmare alcune lacune presenti nella letteratura sull’attaccamento che, pur citando la possibilità di sviluppare un attaccamento sicuro a seguito di un’infanzia avversa, non ha mai esplicitato i processi attraverso cui si possa compiere tale cambiamento. Manca, di fatto, un modello esplicativo che spieghi non solo se lo stile di attaccamento possa cambiare nel corso della vita, ma anche come questo possa modificarsi e sotto quali condizioni. A partire da questa domanda di ricerca, gli autori hanno cercato di rispondere muovendo da una serie di considerazioni teoriche fondamentali.

Innanzitutto, nella paradigmatica teoria di Bowlby (1969), l’attaccamento è quel legame affettivo che si forma in infanzia nell’esperienza relazionale col caregiver e che permane in età adulta sotto forma di modelli operativi interni (Ainsworth e Bell, 1970).

Questi ultimi influenzano lo stile relazionale dell’individuo, dal momento in cui lo portano a proiettare le aspettative interpersonali, esperite nei legami primari, anche nelle relazioni dell’età adulta, aspettandosi o meno che l’altro sia degno di fiducia, dipendenza e sicurezza (Mikulincer & Shaver, 2007).

A seconda della disponibilità e responsività ricevuta dal caregiver, il soggetto svilupperà un legame di attaccamento sicuro o insicuro (quest’ultimo può essere di tipo evitante o ansioso), che condizionerà le sue relazioni successive.

Un’ampia mole di letteratura testimonia i numerosi benefici a lungo termine associati a uno stile di attaccamento sicuro, così come molti sono i dati a sostegno dei costi che un attaccamento insicuro porta con sé (Dutton e White, 2012).

Se queste sono le premesse, è importante e doveroso esplorare la possibilità che le persone possano ottenere la “base sicura” interiore (Bowlby, 1969) che è mancata in un’infanzia avversa. Come affermato dallo stesso Bowlby (1969), anche se lo stile di attaccamento pone le sue radici nei primi anni di vita e informerà sempre del modo in cui l’individuo vede il mondo, i modelli operativi interni sono in continua revisione, influenzati dalle esperienze sociali conseguenti che possono disattenderne le aspettative (Mikulincer e Shaver, 2007). In questa direzione, il suddetto studio (Dansby Olufowote et al., 2020) ha lo scopo di specificare in quali condizioni e tramite quali comportamenti tale cambiamento positivo nello stile di attaccamento può avvenire.

Come si costruisce l’attaccamento sicuro-guadagnato?

Sullo sfondo metodologico della teoria costruttivista e dell’utilizzo di interviste semi-strutturate, gli autori hanno individuato una teoria coerente capace di descrivere, in generale, il processo di “guadagno” della sicurezza nel sistema d’attaccamento, a partire da tre principali categorie di processi (Dansby Olufowote et al., 2020):

Meta-condizioni per acquisire sicurezza, trasversali nel tempo e nelle altre due categorie, perché facilitatori nel progresso continuo verso un attaccamento sicuro. Esse includono: l’intenzione e la motivazione al cambiamento nell’attaccamento, perché la trasformazione non avviene per caso, ma occorre impegno e sforzo continuo; la capacità di superare gli ostacoli lungo il percorso, che non può essere lineare; essere supportati da un percorso di psicoterapia o aiuto personale, dove sia centrale la relazione col terapeuta; avere figure di attaccamento alternative a quelle familiari, con cui relazionarsi positivamente e in modo inedito.

Cambiamenti intrapsichici, di tipo emotivo, cognitivo e spirituale, osservati interiormente alla persona che ha cambiato stile di attaccamento. Essi coinvolgono: ridefinizione della propria identità e del proprio valore come essere umano, riformulando le percepite qualità negative personali come punti di forza;
abbandono della mentalità vittimistica, che vede il Sé determinato dal proprio passato, in virtù del quale ha un ingannevole diritto ad agire in maniera insicura.

Cambiamenti interpersonali, riscontrabili nelle azioni relazionali che hanno aiutato la persona a modificare lo stile di attaccamento, fra cui: fare pace col proprio passato, sperimentando sentimenti nuovi e positivi associati alla propria infanzia; vedere la propria famiglia d’origine sotto un’altra luce, consapevole dell’insicurezza dei comportamenti da loro attuati in infanzia e del nuovo e necessario modo di rapportarsi a loro nell’attualità; provare manovre relazionali che aprano all’altro, in cui assumersi piccoli rischi e provare ad avere fiducia.

Nel rispondere alla domanda di ricerca, la teoria che si è venuta a formulare delinea un processo multifattoriale di cambiamento positivo nello stile di attaccamento, che prevede acquisizione di sicurezza su tre piani relazionali: con la propria famiglia d’origine, con se stessi e con gli altri (Dansby Olufowote et al., 2020).

Tale considerazione finale ha implicazioni cliniche dal valore inestimabile. Se si pensa che, fino a qualche tempo fa, gli studiosi ritenevano che lo stile di attaccamento formatosi in infanzia non si sarebbe potuto modificare molto durante la crescita (Waters et al., 2000), i passi fatti per scardinare il determinismo di un attaccamento insicuro e, parallelamente, approfondire la processualità dello stile di attaccamento sono stati molti.

In questo caso, lo studio ha avuto il merito di sottolineare l’importanza della presenza di alternative figure di attaccamento, che vicarino il bisogno di sicurezza mancato in età infantile, il ruolo della terapia, per vivere un’esperienza relazionale ed emozionale correttiva, e la necessità di cambiamenti duplici, intrapsichici e interpersonali, per acquisire uno stile di attaccamento sicuro anche in un’epoca successiva della vita. Di questo, ciò che dovrà interessare i professionisti della salute mentale è allora la centralità della relazione, comun denominatore alle variabili di cambiamento sopra citate, nella quale poter vivere un’esperienza di sicurezza inedita e trasformativa (Dansby Olufowote et al., 2020).

Articolo tratto dal sito web “State of Mind. Il Giornale della Scienze Psicologiche” https://www.stateofmind.it

 

In caso di necessità la dottoressa Cinzia Gallone è a tua disposizione a Torino, in via Galliari 31T. 320/0839148, mail cinziagallone@libero.it www.psicologagallone.it

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